Aveva appena finito di barattare la sua libertà di attrice di teatro con il proprio corpo quando l’auto nera dalle tendine calate si fermò sul ciglio opposto della strada. Scese di corsa e attraversò col capo chino. Le luci che l’avvolgevano era quelle arance di una città della Germania-est che dormiva in tutta la sua solitudine.
Uno strano campanello intanto aveva condotto il suo uomo giù per le scale e gli aveva aperto gli occhi su quanto stava accadendo. Lui nascondendosi nella penombra del portone aspettò che salisse per poi seguirla al piano di sopra, nel loro appartamento.
Lei passò l’uscio della porta con insolita fretta e alla vista dell’uomo si dileguò in bagno per lavarsi da quell’odore che si portava addosso e che voleva nascondergli… poco serviva l’acqua che le scivolava addosso e che si consumava con le sue lacrime.
La colpa e la perdita della sua dignità l’avevano battuta sul letto ancora in accappatoio… sconvolto dalla scoperta e ricoperto da domande più grandi di quelle che avesse mai riuscito a formulare si avvicinava a quelle lenzuola senza toccarle…
Era ancora in piedi quando lei gli chiese un abbraccio e di farlo in silenzio... come se ogni sua parola avesse potuto ferirli… sapeva che ogni motivazione era inutile, ma un gesto così caldo senza la pretesa di risposte fu un gesto… che lì unì più di ogni cosa.
questa è una scena tratta dal film "la vita degli altri"
arrivo in ritardo perchè in ritardo è arrivato qui al cinema e vi racconto di questo pezzo forse per capire a cosa può condurre la mancanza della libertà...
Uno strano campanello intanto aveva condotto il suo uomo giù per le scale e gli aveva aperto gli occhi su quanto stava accadendo. Lui nascondendosi nella penombra del portone aspettò che salisse per poi seguirla al piano di sopra, nel loro appartamento.
Lei passò l’uscio della porta con insolita fretta e alla vista dell’uomo si dileguò in bagno per lavarsi da quell’odore che si portava addosso e che voleva nascondergli… poco serviva l’acqua che le scivolava addosso e che si consumava con le sue lacrime.
La colpa e la perdita della sua dignità l’avevano battuta sul letto ancora in accappatoio… sconvolto dalla scoperta e ricoperto da domande più grandi di quelle che avesse mai riuscito a formulare si avvicinava a quelle lenzuola senza toccarle…
Era ancora in piedi quando lei gli chiese un abbraccio e di farlo in silenzio... come se ogni sua parola avesse potuto ferirli… sapeva che ogni motivazione era inutile, ma un gesto così caldo senza la pretesa di risposte fu un gesto… che lì unì più di ogni cosa.
questa è una scena tratta dal film "la vita degli altri"
arrivo in ritardo perchè in ritardo è arrivato qui al cinema e vi racconto di questo pezzo forse per capire a cosa può condurre la mancanza della libertà...
3 Comments:
Molto bello questo post e soprattutto lo spunto di riflessione che fa nascere...ma noi che viviamo nel mondo ricco, nella parte che sfrutta e non in quella che è sfruttata...noi quanto ci possiamo dire liberi?
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GRAZIE BAOBABS
penso che la libertà non si misura con la ricchezza...
tra l'altro non è uno stato, ma una protensione umana... quindi potrei star qui a parlare per ore e ore di come la intendo io, ma oggi no mi va di addentrarmi in speculazioni mentali.... oggi sono a folle...
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